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Eternità, essere sempre presente
caffè filosofico

Eternità, essere sempre presente

L’uomo, fin dalla sua comparsa, elabora l’idea di eternità. Numerose sono state le teorie a riguardo, tutte in ogni caso riconducibili al timore e al rifiuto dell’idea della morte. La fine interrompe un’azione umana, un’attività, un sentimento, un progetto, un’emozione, una passione, la pratica di una virtù, la vita.

Che cosa è interrotto dalla morte?
Rispondere a questa domanda significa forse chiarire il senso dell’eternità, soprattutto nella sua evoluzione, nel suo manifestarsi nel mondo degli uomini.

  1. L’umano vuole dominare la terra, la natura. L’uomo concepisce la morte come frustrazione, come ostacolo insuperabile al suo progetto di dominio. Nasce quindi l’illusione che qualcosa possa sopravvivere al carattere effimero dell’esistenza, nasce il desiderio di essere Dio, di essere eterno;
  2. Il concetto di eternità è una tensione generata dall’amore. Il desiderio di eternità scaturisce dal desiderio di conservare l’esperienza di amore (o di bene, o di giustizia), che nell’esistenza umana non va mai a compimento, ma resta a livello di promessa, poi frustrata dal tempo. In un mondo di vite che non si compiono, di cerchi che non si chiudono, c’è il desiderio di credere che esista un universo di bene e di pienezza. Il bisogno di attingere l’eterno nasce dal bisogno di preservare l’emozione positiva che si genera nel quotidiano;
  3. La morte è un tema proibito nella nostra società; davanti a questo mistero tutti, anche inconsciamente, cercano qualcosa che dia consolazione, che offra ancora un futuro. L’umanità mai si è rassegnata a credere che al di là di essa non vi sia semplicemente il nulla; c’è un senso di rifiuto perché non possiamo accettare che tutto ciò che di bello e di grande è stato realizzato durante un’intera esistenza, venga improvvisamente cancellato, cada nell’abisso del nulla. Si chiede eternità perché non è possibile accettare che tutto sia distrutto dalla morte in un solo momento.

Nella filosofia greca eternità ha un duplice significato:

  1. durata indefinita nel tempo, espresso da Eraclito;
    2. intemporalità come contemporaneità, espresso da Parmenide.
    Nel primo significato, l’eterno è l’intera estensione del tempo: essere per sempre, l’eternità  come durata; nel secondo significato, l’eterno è al di là del tempo: essere sempre, l’eternità come presente.

La nostra tesi mira a superare l‘eternità come legata al tempo, come durata, caratterizzandola come:
1. assenza del principio e della fine;
2. assenza di successione, eterno presente.
Essere eterno significa essere sempre presente, significa annullare passato e futuro: il passato non è più; il futuro non è ancora. L’eterno è solo il presente, è solo ciò che è adesso.

Vivere eternamente il presente, senza i rimpianti per il passato e le angosce per il futuro, ci farà finalmente superare la paura della morte, ci preserverà dalla frustrazione di essere finiti, ci assicurerà quel benessere che tanto agogniamo, che sempre ricerchiamo, ci fa essere liberi.